FEDERICO CAFFE’

Federico Caffè nacque a Castellamare Adriatico il 6 gennaio 1914. Nel 1926 si costituisce, attraverso l’unificazione di Castellamare e Pescara, la nuova città di Pescara e quindi Caffè ne acquisisce anagraficamente la cittadinanza.

Il giovane Federico si distinse subito per la musica, seguendo con volontà e passione corsi di violino; a scuola, per la sua propensione agli studi e soprattutto per la sua grande volontà di applicazione e per la sua bravura, riscosse sempre ampio e vivo compiacimento tra i suoi docenti e tra i suoi compagni, presso l’Istituto Tecnico Tito Acerbo, l’unica scuola superiore esistente nella neonata città di Pescara.

Conseguito il diploma, si iscrisse alla Facoltà di Scienze Economiche e Commerciali dell’Università di Roma, con ottenimento della laurea a soli 22 anni, con il massimo dei voti e la lode, ma già prima di laurearsi iniziò a lavorare come ragioniere alla Banca d’Italia.

Subito dopo la laurea diventa I° funzionario del Servizio Studi della Banca D’Italia, occupandosi di finanza internazionale e comunque di studi internazionali; altresì assume la qualifica di assistente volontario nella Cattedra di Politica Economica e Finanziaria all’Università.

Tra il ‘46 e il ‘47, tornato a Roma, partecipa ai lavori dell Commissione Economica della Costituente, come componente della sottocommissione per la moneta ed il commercio con l’estero; Caffè evidenzierà sempre i limiti e le debolezze delle scelte di politica economica dei vari governi succedutisi “nella mancanza di volontà di attuare un coraggioso programma di forti riforme”, anteponendo sempre le scelte di carattere istituzionale a quelle di carattere meramente politico ed economico.

Fu sempre in prima linea nel combattere duramente la linea deflazionistica della politica economica post-bellica, con una impostazione solidamente Keynesiana, che va a contrapporsi al liberismo oltransista imperante, equivocamente sostenuto in nome dell’antifascismo.

Nella prima metà degli anni ’50 inizia a sviluppare la sua profonda ricerca sull’analisi dei mercati imperfetti e sull’economia del benessere, contribuendo alla divulgazione presso il pubblico italiano di rassegne aggiornate della letteratura internazionale in materia; si oppone con determinazione alla partecipazione dell’Italia al Mercato Comune Europeo, con molteplici ispirazioni accentuatamente antideflazionistiche e moderatamente protezionistiche, paventando soprattutto due pericoli: il predominio economico della Germania e l’affermarsi di scelte economiche non favorevoli al raggiungimento ed al mantenimento nel tempo della piena occupazione.

Nel 1959 diventa professore ordinario di Politica Economica e Finanziaria presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università statale di Roma; accademico puro, si rifiuta di collaborare con imprese ed istituti finanziari, per dedicarsi esclusivamente alla ricerca, agli studi scientifici ed all’insegnamento.

Si deve soprattutto a lui la divulgazione di Keynes in Italia; i riferimenti teorici fondamentali di Caffè sono Keynes e l’economia del benessere.