PUBLIO OVIDIO NASONE

Publio Ovidio Nasone (Sulmona 20 marzo del 43 a. C. – Tomis Romania 17 d. C.), poeta romano, fu tra i maggiori elegiaci.
Abruzzese di Sulmona, incardinava il senso stretto della propria esistenza alla poesia, definendola consolatrice dei duri affanni della vita e fu contraccambiato dalla poesia stessa con tanta fama, che ancor oggi, dopo duemila anni, perdura ed è viva nei cuori dei poeti e di chi ama la Musa per eccellenza.
Ovidio non potrà mai essere dimenticato per la sua eclatante peculiarità di persona che aveva avuto connubio stretto ed intensissimo con la bellezza dell’esistenza e con la virtù di aver sempre incoato nel suo intelletto l’alto concetto che il verso poetico rappresenta la vita medesima e gli concede direttive strabilianti di apicali forme determinative ed inebrianti.
La versificazione ed il culto alto e soave delle lettere prevalse sempre e comunque nel nostro poeta rispetto all’attività forense e con conseguente ascesa politica, di contro invece ipotizzata e desiderata per lui dal padre.
Sin da giovane ebbe la grande acutezza mentale di contornarsi e consolidare rapporti amicali con esponenti dell’alta poesia del circolo di Mecenate e cioè con quei poeti eminenti sostenitori del programma etico-civile augusteo; quindi massima adesione alla maestria lirica di Orazio, ai cantori del disimpegno Messala Corvino e Properzio, con quest’ultimo che fu il suo sodale prediletto.
La “Roma caput mundi” fu il suo “locus” preferito, dal quale attingeva molto ed elargiva canti e poetiche di rara bellezza stilistica, con contenuti di “eros” estremi per la bellezza della femminilità, con suggestioni artistiche sull’innamoramento e sulla passione carnale, da lui ritenute basali e quindi solide per una esistenza vissuta nella sua integralità.
Particolare era la sua sottile capacità di intravedere in tutte le cose e in tutte le pose momenti di carica sensuale di estrema fluidità, atte a porre la vita in un caleidoscopio di profondità mistica, che andava a scaturire proprio dal bello ed in particolare dal più che bello della donna.
Il Medioevo lo considerò non inferiore a Virgilio; Dante nella Divina Commedia lo colloca nel cerchio infernale del Limbo, tra gli “spiriti magni”, con personalità illustre, ma non battezzato.
La biblioteca comunale “Ovidio” di Sulmona celebra ogni anno il Dies Natalis di Ovidio (20 marzo), con la deposizione di una corona di alloro sul capo del grande poeta, alla presenza delle Autorità locali e degli studenti delle varie scuole cittadine e sempre ogni anno viene organizzato dal Liceo classico “Ovidio” il “Certamen Ovidianum Sulmonese”, gara internazionale di traduzione di brani estratti dalle opere del poeta per licei ginnasiali.
Tra le opere maggiori di Publio Ovidio Nasone troviamo gli “Amores” in tre libri, “Medea”, “Ars amatoria” in tre libri, “Remedia amoris”, “Fasti” in sei libri ed il suo capolavoro, da tutti ritenuto tale, “Metamorfosi”.

a cura di Francesco Del Pozzo