FESTE TRADIZIONALI IN ABRUZZO MAGGIO
A cura di Adriana Gandolfi>>FRANCAVILLA AL MARE (CH)
mattina del giorno 1, “Santa Liberata”
La notte della vigilia la statua della santa, protettrice soprattutto, di marinai e pescatori viene portata, con una suggestiva fiaccolata verso il piazzale, antistante il mare di rione Michetti. Durante la notte, le famiglie della piccola marineria locale, organizzano una veglia festaiola, bevendo e mangiando i prodotti ittici del momento: le seppie. Alla mattina presto, la statua viene issata a bordo della barca più capiente, dalla quale, il parroco celebra la messa, prima di essere calata in mare. Dietro la barca infiorata della santa, seguono tutti i natanti locali addobbati a festa; il festoso corteo, all’inizio fa rotta verso nord, per poi tornare indietro e fermarsi all’altezza del pontile di palazzo Sirena. A questo punto, con una piccola barchetta a remi, due uomini prelevano la statua e la riportano a terra, dove la attendono i fedeli per riportarla, in processione verso la chiesa a lei dedicata.
>>SAN GIOVANNI LIPIONI (CH)
dalla mattina del giorno 1, “Maje”
Dal primo mattino gli abitanti del paese si recano ad una chiesetta rurale, vicino al camposanto; dopo la messa, escono per la processione verso il paese, più a valle. Apre la sfilata, un uomo che sostiene il simbolo della festa: “lu maje”, questo è un lungo palo, che sulla cima iscrive una croce in un cerchio, il telaio è di legno interamente rivestito da mazzolini di fiori silvestri come, violette e ciclamini, alla sommità, invece, sono sospese spighe di grano e lunghi baccelli di fave. Seguono le statue dei due santi protettori: Santa Liberata e San Giovanni Evangelista (quest’ultimo è stato aggiunto di recente, in passato veniva festeggiato il 22 aprile), portate a turno, dalle donne. Fino a qualche anno fa, le statue restavano presso la cappellina tutta la stagione estiva per ritornare alla parrocchiale, in occasione della loro festa, la terza domenica di ottobre. Giunto al paese, il corteo entra nella chiesa madre, i santi vengono riposti nelle teche e la pertica fiorita viene appoggiata contro una parete. Appena pranzato, un gruppo di uomini, giovani e anziani, riprende il “maje” dalla chiesa e, portandolo in trionfo, si reca per ogni casa, a portare la cantilena del “maje”, consistente in strofette, spesso improvvisate per l’occasione, tese ad augurare la buona e prosperosa annata per tutta la famiglia (persone, animali e campi) donando un mazzolino di fiori, della pertica; i compaesani ricambiano i cantori, con un rapido ristoro e l’offerta di uova o di denaro.
>>TORNIMPARTE (AQ)
dalla notte precedente il giorno 1, “Ju Calenne”
Durante le ore notturne, gli uomini del paese, soprattutto i giovani, si recano, furtivamente in un bosco, (pubblico o privato, non ha importanza) per scegliere l’albero più alto ed imponente, tagliarlo e portarlo, in paese. Una volta al suolo, l’albero viene privato di tutti i rami, gli viene lasciato solo un piccolo pennacchio sulla cima, poi, gli uomini lo issano a spalla ed arrivati alla piazza principale, lo piantano affianco al campanile della chiesa. Tutto si conclude poco prima dell’alba, a quel punto si fanno suonare le campane a stormo per risvegliare gli abitanti, che si riversano in piazza per “valutare” l’azione e complimentarsi per la scelta della pianta. Il “calenne” rimane esposto fino al 30 maggio, quando verrà tagliato e messo all’asta per raccogliere i fondi necessari a festeggiare Sant’Antonio del 13 giugno.
>>SANT’OMERO, NERETO e CORROPOLI (TE)
dalla notte prec. il giorno 1, “Albero del maggio”
Il territorio della Val Vibrata ha sempre espresso le sue simpatie per i movimenti politici a favore del proletariato, dell’uguaglianza e del diritto sociale. Questa festa, sin dai primi anni del novecento divenne occasione per una presenza simbolica di protesta di classe; infatti, il regime fascista la ostacolò non poco. Attualmente, sono sempre “i compagni” quelli che realizzano l’impresa. Agiscono di notte, scelgono un pioppo maestoso, lo tagliano, lo trasportano e lo piantano nella piazza principale decorandolo con una gigantesca bandiera rossa. A Corropoli, per evitare il dispetto di qualche avversario politico “contrario” all’albero, quello di legno è stato sostituito con un altro, costruito in ferro.
>>PIETRANICO (PE)
sera del giorno 1, 2 e mattina del 3, “Madonna della croce”
Nei nove giorni che precedono la festa del 3, per tutte le sere, durante la celebrazione della “novena” i fedeli accendono dei piccoli fuochi in onore alla Madonna. La sera della vigilia, dopo le funzioni liturgiche, la statua della Madonna esce dalla chiesa parrocchiale, per essere portata in processione per il paese. Lungo il percorso, i devoti fanno ardere dei grandi falò di ginestra, detti i “favure”, per rievocare un incendio miracoloso provocato dalla loro patrona per proteggere il paese da un’azione di brigantaggio. La mattina del giorno 3, invece, la Madonna, con la banda musicale, va in processione fino all’oratorio a lei titolato (dove anticamente risiedeva), per ritornare, dopo la messa, in paese.
>>COCULLO (AQ)
mattina del I° maggio, San Domenico dei “Serpari”
Da settimane tutti i “serpari” della zona hanno catturato serpenti, soprattutto innocui cervoni, colubri, bisce d’acqua, per portarli in devozione alla processione di San Domenico Abate, loro protettore. La mattina della festa, numerosi pellegrini, provenienti soprattutto dalla zona ciociara, arrivano in paese, cantando inni dedicati a San Domenico accompagnati dalle zampogne. Dentro la chiesa, i devoti suonano la campanella del santo con la bocca, per preservarsi dal mal di denti e, dietro l’altare raccolgono pietruzze, ritenute utili a preservare i campi dagli animali nocivi ed i serpenti velenosi. A mezzogiorno, dopo la messa, il santo esce sul sagrato ed i serpari lo rivestono con tutti i serpenti più grandi che sono riusciti a catturare; subito dopo, si avvia la processione, guidata da giovani portatrici di grandi ciambelle benedette e devoti offerenti di doni votivi. Ultimato il giro del paese e benedette le campagne, il corteo rientra in chiesa ed i serpari liberano i serpenti affinchè proteggano con la loro presenza l’esito dei prossimi raccolti. Purtroppo, negli ultimi anni questa festa è inflazionata dai curiosi, fedeli e non, attratti solo dall’insolito “serpente sacro” incuranti del “resto”, che con i loro “apparati tecnologici” non possono “riprendere”, ma disperdere e compromettere, più del tempo, che, invece, ha tramandato questo “rito sacro” per secoli.
>>ORTONA (CH)
I° fine settimana, Festa del “Perdono”
Nelle prime ore del pomeriggio, dal Municipio parte un corteo di figuranti in costumi rinascimentali diretto verso la cattedrale, recando tre delle “chiavi” necessarie all’apertura dei sette cancelli che conservano le reliquie di San Tommaso Apostolo. Da quel momento, fino alla sera della domenica, i devoti ed i numerosi pellegrini possono venerare la pietra tombale e le reliquie del santo, dotate di miracolose virtù e per godere del privilegio del “perdono”, remissione dei peccati, concessa per bolla papale, ai fedeli “pentiti”, che visitano il sacro luogo. Il giorno successivo, il sacro busto del santo, sfila in processione per le vie del paese, seguito dai suoi donativi: ciambelle, dolci rituali e pesci, per recarsi a benedire il mare ed i suoi devoti marinai.
>>PRATOLA PELIGNA (AQ)
I° sabato e domenica del mese, “Madonna della Libera”
A questa festa accorrono ancora molti fedeli provenienti da zone anche molto distanti. Comunque, tra i pellegrini più devoti a questa Madonna miracolosa ci sono quelli della compagnia di Gioia dei Marsi, che ancora oggi, attraversano a piedi tutto il territorio che li separa dal santuario, per arrivare a Pratola per primi: la sera del venerdì all’antivigilia. Infatti, alla solenne processione della domenica mattina, saranno loro a condividere con i pratolani, il primo posto dietro la statua della Madonna. Caratteristica di questa festa è la massiccia presenza delle donne all’interno dell’organizzazione del cerimoniale; indispensabile è la figura della “Mastra” che ha il compito di approntare i festeggiamenti ed ha la responsabilità di preparare il santuario e di “vestire” la Madonna dei suoi gioielli votivi, ed è a lei che rispondono le “cercatrici”, che nei mesi precedenti hanno effettuato la raccolta delle offerte necessarie ai festeggiamenti; per questo, durante la processione, è in prima fila, riconoscibile dal nastro azzurro trasversale al corpo, assieme alla Madonna ed al procuratore della festa.
>>PRETORO e PALOMBARO (CH)
mattina della Ia domenica del mese, “Il miracolo del lupo”
Dopo la messa, la statua di San Domenico esce dalla parrocchiale, per essere portata in processione per le vie del paese, seguita da uomini e ragazzi che esibiscono serpenti vivi in suo onore; dopodichè, tutto il pubblico, si dirige verso il limitare del bosco, per assistere alla rappresentazione mimica e gestuale, rievocante un miracolo: un lupo restituisce ai due genitori boscaioli, il neonato appena rapito per opera di San Domenico. Gli attori che interpretano i personaggi dei genitori e del lupo sono sempre gli stessi paesani, spesso, per “diritto ereditario”. Anche il ruolo femminile è impersonato da un uomo, come impone l’antica regola del teatro popolare e, il bambino, deve essere interpretato dall’ultimo maschietto nato in paese, che in tal modo viene consacrato alla protezione del santo. A PALOMBARO, il rito è stato ripreso da qualche anno e rispetto alla versione pretorese, conserva inalterati, i caratteri espressivi tradizionali, sia nell’assoluta comunicazione gestuale che, nella partecipazione effettiva dell’apparato liturgico nel contesto della rappresentazione.
>>NAVELLI (AQ)
Ia domenica del mese, “Madonna del Gonfalone”
Dai giorni che precedono la festa, la “priora” e le altre donne della confraternita del Gonfalone, aprono la casa della Madonna, dove raccolgono le offerte necessarie per la preparazione di pani e dolci rituali, da distribuire tra i devoti il giorno della festa. La domenica mattina esce la processione, alla quale partecipano anche le altre tre confraternite del paese; il corteo è caratterizzato dalla presenza dei numerosi stendardi e bandiere di differente colore, che rappresentano, sia i diversi attributi della Vergine, che i simboli di riferimento cromatico dei tre sodalizi. Alla fine del suggestivo corteo, la statua della Madonna viene accompagnata da sette ragazze che rappresentano simbolicamente le “sette allegrezze” recanti canestri di pane “della Madonna” che verranno distribuiti tra gli abitanti dopo la benedizione .
>>ATESSA (CH)
Ia domenica del mese, pellegrinaggio a San Martino: “La ‘ndòrce”
Al primo chiarore del giorno un gruppo di pellegrini, esce dalla cattedrale e si avvia verso la montagna, in direzione di Fara San Martino per rinnovare la tradizione di portare in dono, al santo miracoloso, cinque grandi ceri votivi le cosiddette “ndòrce”, al fine di scongiurare la siccità e propiziare il buon esito dei raccolti. Durante il lungo cammino compiono alcune soste rituali e vengono ristorati dagli abitanti dei paesi che incontrano sul percorso, qualcuno si unisce anche al gruppo. Raggiunta la “Fara” entrano nella Chiesa madre, deponendo sull’altare due mazzi di spighe di grano e due “ndòrcie”, poi proseguono per attraversare lo stretto passaggio della gola di San Martino, dove sono i ruderi dell’antico monastero risalendo fino alla grotta dove San Martino soggiornò da eremita. Qui i devoti, depongono e accendono tutte le altre “ndòrce” poi, devotamente raccolgono pietruzze e compiono strofinazioni rituali contro le pareti di roccia allo scopo di preservarsi dai dolori addominali. Fino a qualche decennio fa, questo pellegrinaggio veniva effettuato per tre occasioni: l’ultima domenica di aprile, la II e la IV domenica di maggio. Attualmente, il tratto più lungo del percorso viene effettuato in pullman.
>>PESCOSANSONESCO (PE)
mattina del giorno 5, pellellegrinaggio al “Beato Nunzio”
Da tutti i paesi del circondario, sin dal primo mattino, arrivano numerosi i pellegrini cantando inni al loro protettore. Adiacente al santuario c’è una fonte di acqua miracolosa, che i devoti utilizzano per scopi magico-terapeutici, bevendola e bagnandosi soprattutto le parti doloranti del corpo.
>>FRANCAVILLA AL MARE (CH)
mattina del giorno 7, dono a “San Franco”
Protagonista di questa giornata festiva è la contrada agricola Piane, dove il santo eremita abitò, fino alla morte, dopodichè il suo corpo fu portato alla cattedrale. Ogni anno, tra i capifamiglia di questa contrada, viene sorteggiato il “capo compagnia”; costui, una settimana prima della festa ospiterà nella sua casa, in una stanza appositamente predisposta, il quadro del santo ornato di festoni e fiori di carta colorata per esporlo alla pubblica venerazione. La mattina della festa, la “compagnia” di pellegrini, intonando canzoni rivolte al patrono, si incammina verso il paese portando sia il quadro che un baldacchino: la “stangarelle”, contenente un donativo per il parroco (abiti o accessori liturgici). In vista dell’abitato, i pellegrini vengono raggiunti da uncorteo di paesani capeggiati dal sacerdote recante il reliquiario con i resti di San Franco ed insieme raggiungeranno la cattedrale per assistere alla messa solenne. In serata, la statua del santo patrono verrà portata in processione per le vie del borgo, seguita da tutta la cittadinanza.
>>VASTO (CH), BARI
da fine aprile, fino ai giorni 7 e 8, pellellegrinaggio per “San Nicola”
Molti sono tuttora gli autobus organizzati dai devoti, che partono da tutto l’Abruzzo, per raggiungere Bari, in occasione della festa di San Nicola. Un nutrito gruppo di devoti residenti nella città di Vasto, da qualche anno ha ripreso l’antica usanza penitenziale di raggiungere a piedi il santuario del santo taumaturgo. Il percorso si svolge sulle antiche vie della transumanza, che portava le greggi a svernare in Puglia ed è composto da una decina di tappe. Molto importanti sono le soste rituali di “purificazione” che si effettuano prima di arrivare alla grotta santuario dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo ed a Santo Spirito, l’ultima, prima della meta definitiva. Il gruppo arriva al santuario all’alba del 7 maggio, assiste alle funzioni nella cripta che conserva il corpo del santo, per poi seguire la processione della statua fino al porto. Prima di ripartire prendono in sacrestia il pane benedetto ed alcune bottigliette con la miracolosa “manna”, così chiamato il liquido che trasuda dalla tomba del santo taumaturgo.
>>BALSORANO (AQ)
dal martedì precedente, alla domenica successiva del giorno 8, pellegrinaggio a “Sant’Angelo”
Il giorno dedicato al culto dell’Arcangelo Michele, capita l’8 di maggio, ma a Balsorano, questa data rappresenta la conclusione di un periodo di ritiro spirituale al quale sono ammessi solamente gli uomini del luogo e dei paesi del circondario, contrassegnati da un caratteristico berretto autoconfezionato e che si riconoscono come “fratelli”. Questi devoti, ogni anno, soggiorneranno per una settimana nel convento adiacente la grotta dell’Arcangelo, che si raggiunge percorrendo un ripido sentiero e adattandosi ai ritmi della preghiera e della contemplazione, svolgendo una suggestiva processione al Cristo morto la sera del venerdì, muniti di torce e candele che illuminano gli altari addossati alle pareti della grotta sacra.
>>LISCIA (CH)
mattina del giorno 8, pellegrinaggio alla “Grotta di Sant’Angelo”
La mattina presto si incamminano due compagnie di pellegrini, la prima da Liscia e la seconda da San Buono, che percorreranno insieme l’ultimo tratto in discesa che porta al santuario dell’Arcangelo Michele. Nella grotta interna alla chiesa, una nicchia rocciosa ospita una vasca naturale, dove si raccoglie l’acqua stillante dalle pareti; i fedeli, attingono quest’acqua per berla e per riempirne bottiglie da riportare a casa, poichè la ritengono dotata di poteri prodigiosi per la salute. Dopo la messa, la statua dell’Arcangelo viene portata in una breve processione attorno al santuario.
>>BOMINACO (AQ)
mattina del giorno 8, “San Michele”
Dopo aver assistito alla funzione nella chiesa parrocchiale, gli abitanti, preceduti dalla banda e contraddistinti da due giganteschi stendardi portano in processione la statua dell’Arcangelo Michele presso la grotta a lui dedicata, nei pressi del paese. All’interno, sono presenti alcune vasche di pietra massiccia che raccolgono l’acqua stillante dalle pareti, utilizzate come acquasantiere e poiché nelle deformazioni della roccia i devoti ravvisano le impronte anatomiche lasciate dall’Angelo, le strofinano a scopo propiziatorio. Qui, il sacerdote celebra una breve messa, quindi il corteo riprende la via del ritorno annunciato da salve di fuochi pirotecnici.
>>LETTOMANOPPELLO (PE)
pomeriggio del giorno 8 o domenica successiva, pellegrinaggio a Sant’Angelo.
Da qualche anno è stata ripresa la venerazione dell’Arcangelo Michele presso la sua grotta prospiciente la sorgente del torrente “Garzillo” sulla montagna della Majella. I fedeli, provenienti dal paese, percorrono lo stretto sentiero montano per assistere alla messa e per bagnarsi alla fonte con l’acqua di Sant’Angelo. Il culto è stato recuperato dal popolo, a seguito di un furto mal riuscito della splendida statua in pietra, di epoca medievale, che secondo l’opinione di qualche paesano avrebbe “miracolosamente” sventato lo stesso santo, facendo in modo che la ritrovassero immediatamente, in circostanze fortuite.
>>RAPINO (CH)
mattina del giorno 8, processione delle “Verginelle”
In questa giornata, tutte le bambine del paese vengono vestite da “verginelle”, per partecipare alla solenne processione che si svolge in onore della Madonna del Carpìne, per ringraziarla di una salutare pioggia miracolosa che scongiurò la carestia dovuta ad una eccezionale siccità. Caratteristica delle “verginelle” è l’esagerata quantità di gioielli d’oro che sono cuciti sull’abito, decorandolo interamente. Spesso, non sono sufficienti gli ori di famiglia, quindi vengono aggiunti quelli appartenenti a parenti e amici che volentieri li prestano per compiacere la Vergine Maria. Tradizionalmente si ritiene, che il simulacro originale della Madonna, sia “animata” e che non gradisca, assolutamente, uscire all’esterno del santuario, nemmeno per partecipare alla processione, quindi allo scopo viene usata una statua “d’occasione”. Qualcuno, che in passato provò a sollevarla, racconta, che questa, improvvisamente, diventava pesantissima e si scatenasse improvvisamente una tempesta di pioggia e vento.
>>VACRI-FRANCAVILLA AL MARE (CH)
Ia domenica del mese, pellegrinaggio alla “Madonna delle Grazie”
Il pellegrinaggio viene effettuato dagli abitanti di Vacri per ringraziare la Madonna del santuario di Francavilla che salvò le campagne da una disastrosa siccità con una pioggia tempestiva e miracolosa. Alle due di notte, i pellegrini partono dalla loro chiesa parrocchiale, per dirigersi verso Francavilla. Apre il corteo il quadro riproducente la Madonna delle Grazie, che viene portato, da una ragazza nubile, vestita di bianco che rappresenta la Madonna. Arrivano alle porte del paese la mattina presto e sostano, per ristorarsi, presso la chiesetta campestre di Santa Maria della Croce. Qui, vengono raggiunti da un corteo di devoti francavillesi, guidati dal parroco ed insieme proseguono, in processione. Purtroppo gli eventi bellici distrussero l’antico santuario della Madonna delle Grazie, per cui, i vacresi sono ospitati dentro una cappellina ricavata al lato del municipio per poi assistere alla messa nella più capiente cattedrale di Santa Maria Maggiore (nota come San Franco). Dopo una sosta ristoratrice sulla spiaggia, alle due del pomeriggio, la compagnia riprende, sempre a piedi, la via del ritorno verso Vacri.
>>PUNTA PENNA di VASTO (CH)
la domenica del mese, “Madonna di Pennaluce”
L’antico santuario della Madonna è situato su un’alta collina che domina il porto di Vasto, a poca distanza dalla gigantesca e moderna torre del “faro” che con la sua luce rischiara, durante la notte, la pericolosa scogliera caratterizzante la costa. Anche la Madonna, esprime un carattere “marinaresco” che la vede venerata soprattutto dai pescatori e dai marinai della zona vastese; infatti, durante la processione viene scortata da ufficiali e soldati della locale capitaneria, in uniforme della “marina”. A mezzogiorno, esce la processione diretta verso il porto, dove sono in attesa barche pescherecce e rimorchiatori. La Madonna, con il sacerdote, viene issata sulla prima barca, mentre sulla seconda vengono alloggiati gli orchestrali della banda e sulle altre, i fedeli. Al largo, il sacerdote effettua la benedizione mentre, una corona di alloro viene offerta per le vittime del mare; al ritorno in porto, dalla barca della Madonna vengono lanciati in acqua petali di rose e fiori recisi. Prima di rientrare nella chiesa, la processione effettua un lungo giro nel moderno quartiere dei pescatori, costruito attorno al faro.
>>GORIANO SICOLI (AQ)
giorni 11 e 12, “Santa Gemma”
Dalla frazione di San Sebastiano di Bisegna, transitando per la sede dell’antico tratturo pastorale, una nutrita compagnia di pellegrini raggiunge Goriano Sicoli, per l’appuntamento annuale che dura da secoli; li guida una giovane ragazza con fuso e conocchia tra le mani, che impersona la Vergine Gemma, la protettrice delle due comunità, gemellate nel culto. Per accoglierla in paese c’è tutta un’organizzazione formata da donne, capeggiate dalle “comare”, che dai giorni precedenti ha approntato le cibarie ed i dolciumi necessari per ospitare la giovane Gemma, i suoi parenti e per accogliere i devoti che le renderanno visita, presso l’antica casa della congrega, fulcro di tutte le attività della manifestazione. In questa casa, le donne conservano le provviste agrarie che i paesani, annualmente offrono per la festa e Santa Gemma ha eriservata una camera, contrassegnata dal suo attributo simbolico: una conocchia carica di lana da filare. Nel pomeriggio della giornata, la ragazza, accompagnata da altre coetanee del paese, si recherà presso ogni famiglia a consegnare il pane benedetto, preparato dalla “comare” e le sue assistenti con la farina racimolata dagli abitanti. Il giorno successivo, dopo la messa e la processione consueta con la statua della santa in prima fila, la giovane, con il suo corteo di parenti, riprende la via di San Sebastiano, riportando offerte alimentari che consumerà assieme ai suoi paesani, al ritorno.
>>MANOPPELLO (PE)
Ia domenica del mese, pellegrinaggio al “Volto Santo”
Durante questa giornata, arrivano al santuario pellegrini da tutta la regione, un tempo a piedi, oggi in auto, ma animati sempre dallo stesso fervore religioso, cantando gli stessi inni di allora. Dopo la messa, seguono in processione la sacra reliquia del “volto santo” (un telo di lino che porterebbe impresso il volto di Gesù quando la Veronica accorse per asciugarglielo durante la salita verso il Calvario) fino alla chiesa del paese sottostante. Passando sul torrente, il corteo fa una sosta ed alcuni fedeli scendono in acqua, sia per bagnarsi, che per raccogliere trentatré sassolini (come gli anni di Cristo) che conserveranno con devozione.
>>RAIANO (AQ)
mattina del giorno 18, “San Venanzio”
Il santuario di San Venanzio è costruito a strapiombo, in una stretta gola del fiume Aterno e la zona attorno è ricca di grotte, in alcune delle quali, visse da eremita San Venanzio da Camerino, martirizzato da Diocleziano. La mattina della festa, il luogo è frequentato da numerosi devoti, provenienti soprattutto dalla zona vestina del pescarese. La tradizione leggendaria attribuisce a questo santo la proprietà di marchiare la pietra con l’impronta dei suoi particolari anatomici. Transitando per la scaletta laterale i fedeli scendono nella grotta ospitata sotto l’eremo, dove effettuano pratiche litoterapiche, strofinandosi contro le pareti, sdraiandosi e sedendosi in nicchie e sedili rocciosi per poi, risalire dalla “scala santa” e ritrovarsi nella chiesa del santuario e ripetere questo rituale per nove volte. Anche il fiume sottostante diventa oggetto di venerazione: i devoti, scendono sulla riva per lavarsi con quell’acqua, che il santo avrebbe reso miracolosa come la roccia. Sulle rocce degli strapiombi vicino al santuario, cresce una pianta erbacea, nota come“cinciapallante” oppure“grano di San Venanzio” che viene raccolta e riportata a casa per conservarla con devozione verso il loro protettore. Verso mezzogiorno, tutti i pellegrini si recano al vicino paese di Raiano, dove accompagneranno la statua del santo nella processione, insieme agli abitanti.
>>BADIA MORRONESE (Sulmona-AQ)
mattina del giorno 19, “San Pietro eremita”
Nel giorno che ricorre la morte di San Pietro (Papa Celestino V), l’eremo di Sant’Onofrio, da lui costruito ed abitato è meta di numerosi pellegrini provenienti dalla zona peligna. L’edificio è costruito sopra una grotta dove il santo eremita visse in penitenza; qui i devoti effettuano riti di terapia di contatto, si strofinano contro la roccia che avrebbe assorbito l’energia benefica del santo, poi raggiungono il terrazzo e gettano nello strapiombo alcune pietre al fine di liberarsi simbolicamente dai malesseri e dalle influenze nefaste e diaboliche. Inoltre, la grotta sottostante l’eremo ospita una pozza di acqua sorgiva, anche questa usata dai pellegrini per scopi magico-terapeutici di “rigenerazione”.
>>BUCCHIANICO (CH)
giorni 24, 25 e domenica precedente, “I Banderesi”
La festa trae origine da una contesa militare tra i comuni di Bucchianico e Chieti, in epoca medievale risolta a favore dei primi, grazie all’intervento miracoloso di Sant’Urbano Papa. Nel primo pomeriggio della domenica precedente il giorno 24, dalle campagne prende avvio uno smisurato e variopinto corteo diretto verso il paese, composto da carri, uomini, bambini e animali addobbati a festa, donne con grandi canestri sul capo ricolmi di cibarie, decorati da centinaia di fiori di carta colorata, realizzat durante il periodo invernale. La sfilata, è preceduta dalla contrada di residenza del “Banderese” personaggio simbolico protagonista della festa. Costui è il capo dei contadini, chiamati “banderesi”, contrassegnati da una fascia azzurra o rossa che portano trasversale al corpo e per un altro accessorio alquanto vistoso: un lungo pennacchio piumato applicato al cappello. Il “Banderese” viene estratto a sorte, la domenica successiva alla conclusione dei festeggiamenti, tra gli aspiranti che si dichiarano disponibile ad interpretarne il ruolo delicato e complesso. Diventerà il responsabile della sfilata, per un anno intero deve coordinare tutte le contrade ed ha la responsabilità organizzativa dei festeggiamenti. Apre il corteo la famiglia del Banderese, seguita da tutti gli abitanti della contrada, guidati da un giovane toro bianco che a conclusione della giornata verrà macellato per alimentare gli ospiti partecipanti ai banchetti che si protrarranno per circa una settimana. Dietro di esso, il banderese con i suoi familiari ed il quadro di Sant’Urbano, che per l’intera annata ha abitato in una camera dedicata della casa, ricevendo la venerazione dei devoti che lo visitavano; poi seguono le donne vestite alla maniera tradizionale e perciò definite “pacchianelle” portatrici di canestri votivi colmi di offerte alimentari. In ultimo, sfilano i carri: i primi quattro, sono quelli di “rito”, approntati dai parenti stretti del Banderese e che rappresentano il carro del pane, del vino, della legna da fuoco e del letto. Seguono altri carri allegorici della vita campestre e delle attività artigiane, realizzati dalle contrade. Alle porte del paese, il corteo viene accolto dal “Sergientiere” che rappresenta il comandante delle guardie ed a capo della municipalità, la sua interpretazione viene trasmessa per discendenza maschile da secoli. Costui è seguito dalla sua scorta e da figuranti in costumi medievali che continueranno a sfilare per le vie del paese anche nelle giornate successive. I due cortei, riuniti, entrano nel paese percorrendo la grande piazza camminando a spirale chiamato “ciammaichella” depositando tutte le provviste dei canestri e dei carri dentro i fondaci del municipio dove i banderesi saranno ospiti per una settimana organizzando banchetti e ristori per tutta la comunità. A sera, il Banderese ed il Sergientiere con il loro seguito, formano un grande cerchio nella piazza principale per partecipare ad un gioco rituale, dove iuna coppia di concorrenti si rincorre, alternandosi. Nel pomeriggio del giorno 24, il Banderese ed il Sergientiere, con i loro familiari, si recano all’apertura annuale della “porta santa” accedendo alla cripta della chiesa di Sant’Urbano. Per purificarsi, dovranno effettuare nove passaggi, compiendo un percorso circolare, entrando ed uscendo sempre dalle porte opposte e baciando sempre una piccola immagine di Sant’Urbano applicata su una colonna. La mattina del 25, Banderese e Sergientiere, dopo la messa, svolgeranno nove percorsi rituali del paese, seguiti dai loro uomini. Più tardi, sulla piazza, il Sindaco rinnova l’investitura del Sergientiere, poi davanti alla chiesa di Sant’Urbano, con le campane che suonano a festa, la madre del Banderese consegna un anello d’oro ai suoi figli maschi, mentre dal campanile scende una pioggia di petali di rosa. A questo punto la festa tocca il culmine, il parroco ed il Sindaco consegnano due stendardi, “bannijere” al gruppo dei contradaioli (banderesi) tra le acclamazioni della folla. Subito dopo, dalla chiesa esce la processione con le reliquie del santo protettore seguita dal Banderese e dal Sergientiere a cavallo. Intanto, per le vie del centro storico, i banderesi festanti, accompagnati dal rullare incessante dei tamburi fanno ballare le “banijere” a ritmo di saltarella ed esibendosi in abilità e destrezza nel sostenere la smisurata asta dello stendardo. Dopo alcune ore, ormai stanchi ed affamati, riconsegneranno al parroco ed al Sindaco i vessilli, simbolo della festa e si ritroveranno tutti nel grande fondaco del municipio per partecipare al grandioso e definitivo banchetto dove già li attendono il Banderese ed il Sergientiere. Il giorno dopo, a conclusione della festa, i figli del Banderese effettuano l’ultimo rito, quello del “ringraziamento” compiendo il giro di tutte le chiese del paese con ceri votivi che depositeranno nella cripta di Sant’Urbano. Dopo la messa solenne, il parroco benedirà i quattro punti cardinali e tutto il gruppo dei banderesi ritorna nella sua contrada.
>>MORINO (AQ)
ultimo sabato del mese, “Madonna del Cauto”
Di buon mattino, dal paese di Morino e dintorni, si avviano i pellegrini diretti verso la chiesetta rupestre della Madonna del Cauto percorrendo un faticoso ma suggestivo sentiero ricco di vegetazione che risale la valle dominata dalla cascata detta “Zompo lo Schioppo”. Dopo aver sostato per la funzione religiosa, i devoti si disperdono nel bosco per effettuare una scampagnata.
>>SILVI (TE)
sera del giorno 28, “Lu Ciancialone”
In occasione della festa patronale di San Leone, la sera, dopo la processione, viene fatto bruciare “lu ciancialone”, un falò terreggiante realizzato con canne e paglia. Viene acceso per rievocare l’incendio miracoloso provocato dal Santo per scacciare i pirati turchi che minacciavano il paese.
>>FRAINE (CH)
mattina del giorno 31, “Santa Maria Mater Domini”
Processione campestre, dal paese al santuario, distante qualche chilometro. La statua della Madonna viene accompagnata dai paesani e dai numerosi pellegrini provenienti da tutta la zona del circondario. Giunta al santuario, la processione compie per tre volte il perimetro dell’area. Terminata la funzione liturgica, all’aperto, i devoti si disperdono tra i prati ed i boschi dei dintorni per una scampagnata; nel pomeriggio rientreranno in paese, seguendo la statua. Nel pomeriggio del giorno successivo, ogni famiglia provvede ad offrire donativi alimentari e diversi, che verranno venduti durante un’asta pubblica, chiamata “la candela”, con il denaro che si ricaverà verranno finanziati i festeggiamenti dell’anno successivo.
>>LUCO DEI MARSI (AQ)
domenica di Pentecoste e giorni precedenti, “I signori dello Spirito Santo”
Il complesso cerimoniale di questa festa inizia addirittura con l’Epifania, quando si radunano i sette “Signori” (che tra loro si chiamano “compari”) della “Compagnia dello Spirito Santo”, per decidere chi di loro porterà la carica triennale di “Primo Signore” a partire dalla prossima festa di Pentecoste. Il loro segno distintivo è un crocefisso d’argento, chiamato “Spirito Santo”; il primo Signore possiede il primo, il secondo Signore possiede il secondo e così via. I preparativi veri e propri della festa iniziano da qualche giorno prima della domenica di Pentecoste; il giovedì i parenti del primo Signore distribuiscono le panette rituali, dette le “tisichelle” a tutte le persone anziane e ammalate del paese. La sera della vigilia, tutti e sette i “Signori” si recano, preceduti da due zampognari e dalla banda musicale verso la chiesa, recando in processione il primo crocefisso portato dal primo Signore, il quale quella stessa sera offre l’ultima cena a tutto il gruppo dei “Compari”. La mattina successiva, tutto il gruppo dei “Signori”, in abito nero di gala si reca in chiesa e lì avviene lo scambio dei crocefissi; il primo Signore riceve il secondo crocefisso, il secondo riceve il terzo. All’uscita della chiesa, sempre preceduti dai musicanti, i Compari si recano alla casa del nuovo Signore ed il primo crocefisso viene riposto nella cosiddetta “cunetta” costituita da un tabernacolo domestico appositamente predisposto per conservare il sacro oggetto durante il prossimo triennio. A pranzo, il nuovo Signore invita a casa sua parenti e amici per consumare una “panarda” (esagerato banchetto rituale). Mentre, la stessa sera, dopo l’ultima processione con il crocefisso, soltanto i sette Compari si riuniranno per consumare una riservata e simbolica cena a base di colombo arrosto.
>>BOMBA (CH)
ultima domenica del mese, “San Mauro”
Numerosi pellegrini accorrono da diversi paesi, anche lontani, per onorare questo santo taumaturgo. Dentro la chiesa che ne conserva la statua, fanno suonare la campanella con i denti per preservarsi dalle odontalgie e si ungono le parti doloranti del corpo con l’olio sacro posto in una grossa pietra incavata; per curare gli attacchi di dolore reumatico o artritico, prendono delle bottigliette che riportano a casa, lasciando un’offerta al santuario.
>>LORETO APRUTINO (PE)
domenica e lunedì di Pentecoste, il “Sacro bue di San Zopito”
La mattina della domenica un grande bue bianco, viene vestito a festa: sulla groppa una gualdrappa rossa, specchietti e nastrini tra le corna e sonagliere d’argento al collo. Lo cavalca un bambino di circa quattro anni, che impersona un “angioletto” con l’abito bianco, guarnito di gioielli d’oro e mentre nella mano tiene un candido ombrellino-parasole, stringe tra le labbra un garofano rosso. Due uomini fanno strada all’animale e preceduti da uno zampognaro, si dirigono verso il centro del paese, dove sono attesi dai “vetturali” a cavallo, che portano lo stendardo di San Zopito Martire per proseguire assieme, per le vie dell’antico borgo. Il bue, appositamente addestrato, invitato dalla nenia suonata dalla zampogna, ma soprattutto dalla pressione che i due bovari esercitano con le dita sul suo collo, piega le zampe anteriori inginocchiandosi davanti alle abitazioni delle famiglie che hanno predisposto un piccolo rinfresco. Il giorno successivo, verso mezzogiorno, il corteo raggiunge la chiesa di San Pietro e sul sagrato l’animale si genuflette davanti all’immagine del santo patrono, per poi seguirlo durante tutta la processione. A seconda del letame che l’animale evacuerà durante la sfilata, i contadini otterranno pronostici circa l’abbondanza del raccolto annuale.
>>da FRESAGRANDINARIA (CH) a NUOVA CLITERNIA (CB)
lunedì di Pentecoste, pellellegrinaggio a “Madonna Grande”
La compagnia di pellegrini parte all’alba, dalla chiesa del paese dopo la benedizione del sacerdote, diretti verso il santuario di Madonna Grande, in territorio molisano. Attraversano il fiume Trigno e dopo aver sostato per una colazione a Guglionesi, arrivano per mezzogiorno a Portocannone, dove la comunità di origine albanese sta celebrando la festa in onore alla Madonna di Costantinopoli con una suggestiva “corsa di tori.” La sera, raggiungono il santuario presso Nuova Cliternia e, dopo aver effettuato per tre volte il giro completo dell’edificio, entrano per la porta a loro riservata e si inginocchiano intonando canti e chiedendo grazie e miracoli alla Madonna miracolosa.
>>RIVISONDOLI (AQ)
mattinata del martedì di Pentecoste, “Madonna di Portella”
La sera della vigilia, con una suggestiva fiaccolata, gli abitanti di Rivisondoli portano il quadro della Madonna, dalla chiesa madre al suo santuario, al Passo della Portella. La mattina successiva, sul luogo convergono numerosi pellegrini dai paesi vicini. Dopo la Messa, la Madonna viene riaccompagnata in paese, dove l’attendono la banda e gli spari dei mortaretti.