BENEDETTO CROCE

Filosofo, storico, politico (vero), critico letterario, scrittore, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente del neoidealismo. Nato a Pescasseroli (AQ) il 25/02/1866 e morto a Napoli il 20/11/1952. Mentore politico, è stato un liberale molto moderato, diffidente nei confronti del suffragio universale fino alla prima guerra mondiale. Teorico dello storicismo e dell’idealismo, è conosciuto per la sua teoria delle quattro sfere dello spirito: la morale, la politica, l’estetica e l’etica che possiedono, secondo il Nostro, una propria autonomia, ma tutte godono della circolarità dello spirito. Giolittiano, senatore di nomina regia, ministro della pubblica istruzione nel dopo guerra, fino al delitto Matteotti dimostrò grande indulgenza verso il regime fascista. Spirito amicale nei confronti di Giovanni Gentile, lo infranse però quando questi pubblicò il Manifesto degli intellettuali fascisti; il regime fascista, per costituirsi un alibi di fronte agli ambienti internazionali della cultura, consentì tacitamente a Croce una certa libertà di critica politica; una volta Mussolini chiese:”Quante copie tira Critica?”; gli risposero “1500”; “Allora lasciatelo stare”. Croce ritiene che il fascismo sia stato “una brusca interruzione della Nazione”, frutto di una “necrosi spirituale” portata anche dalla guerra. Elaborò la teoria del fascismo come “parentesi”. Sopra ho accennato al fatto che Croce è stato un politico autentico. Perché possedeva ben chiaro e ben stagliato nella sua mente il principio che il buon politico è colui che non soltanto deve essere onesto ma soprattutto deve essere “capace”: non è importante l’età, non è importante la preparazione che possiede; è invece fondamentale l’aver introitato il senso “dell’altro”, il problema di colui che esiste singolarmente, pur se inquadrato nell’ambito della società civile in cui vive. Quindi liberalismo si, ma soprattutto individualistico, basato sulla realtà esistenziale dell’individuo, sulla realtà della persona nella sua accezione più vera che è “per se solo”; l’uomo singolo, in carne e ossa, anche inadeguato nella realtà che lo circonda, impegnato ogni giorno “a campare”; questi rischia seriamente di disindividualizzarsi eludendo così il concetto fondamentale del puro intelletto. Per concludere, secondo gli alti assunti crociani, la politica deve essere considerata come umile servizio a favore dell’individuo prima di tutto e poi a favore della società, altrimenti ci si riduce ad un mero fanatismo, ad una mera denarizzazione, che tenta di trasformare tutti gli individui che non hanno individualità, in persone puramente obbedenziali.

a cura di Francesco Del Pozzo

BENEDETTO CROCE

Filosofo, storico, politico (vero), critico letterario, scrittore, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente del neoidealismo.
Nato a Pescasseroli (AQ) il 25/02/1866 e morto a Napoli il 20/11/1952.
Mentore politico, è stato un liberale molto moderato, diffidente nei confronti del suffragio universale fino alla prima guerra mondiale.
Teorico dello storicismo e dell’idealismo, è conosciuto per la sua teoria delle quattro sfere dello spirito: la morale, la politica, l’estetica e l’etica che possiedono, secondo il Nostro, una propria autonomia, ma tutte godono della circolarità dello spirito.
Giolittiano, senatore di nomina regia, ministro della pubblica istruzione nel dopo guerra, fino al delitto Matteotti dimostrò grande indulgenza verso il regime fascista.
Spirito amicale nei confronti di Giovanni Gentile, lo infranse però quando questi pubblicò il Manifesto degli intellettuali fascisti; il regime fascista, per costituirsi un alibi di fronte agli ambienti internazionali della cultura, consentì tacitamente a Croce una certa libertà di critica politica; una volta Mussolini chiese:”Quante copie tira Critica?”; gli risposero “1500”; “Allora lasciatelo stare”.
Croce ritiene che il fascismo sia stato “una brusca interruzione della Nazione”, frutto di una “necrosi spirituale” portata anche dalla guerra.
Elaborò la teoria del fascismo come “parentesi”.
Sopra ho accennato al fatto che Croce è stato un politico autentico.
Perché possedeva ben chiaro e ben stagliato nella sua mente il principio che il buon politico è colui che non soltanto deve essere onesto ma soprattutto deve essere “capace”: non è importante l’età, non è importante la preparazione che possiede; è invece fondamentale l’aver introitato il senso “dell’altro”, il problema di colui che esiste singolarmente, pur se inquadrato nell’ambito della società civile in cui vive.
Quindi liberalismo si, ma soprattutto individualistico, basato sulla realtà esistenziale dell’individuo, sulla realtà della persona nella sua accezione più vera che è “per se solo”; l’uomo singolo, in carne e ossa, anche inadeguato nella realtà che lo circonda, impegnato ogni giorno “a campare”; questi rischia seriamente di disindividualizzarsi eludendo così il concetto fondamentale del puro intelletto.
Per concludere, secondo gli alti assunti crociani, la politica deve essere considerata come umile servizio a favore dell’individuo prima di tutto e poi a favore della società, altrimenti ci si riduce ad un mero fanatismo, ad una mera denarizzazione, che tenta di trasformare tutti gli individui che non hanno individualità, in persone puramente obbedenziali.

a cura di Francesco Del Pozzo