LE VARIETA' AUTOCTONE DI FRUTTI

a cura di Isabella Dalla Ragione

Le varietà autoctone di frutti

Oggi solo tre tipi di mele rappresentano circa il 90% del mercato, ma sino a pochi decenni fa si contavano un centinaio di varietà di mele, ma lo stesso si potrebbe dire per altre specie di frutta, come le pere, le albicocche, le pesche. L'abbandono delle campagne degli anni settanta e la scomparsa della civiltà contadina, segnò un momento di cambiamento importante. Oggi, si stanno riscoprendo le vecchie varietà tipiche e l’Abruzzo può vantare un patrimonio veramente ragguardevole.

Il Melo

Ecco una breve carrellata delle varietà autoctone di cui esiste maggiore documentazione e più numerose testimonianze. Sono varietà con una grande storia di coltivazione e un forte legame con il territorio e le comunità locali. La Limoncella d’Abruzzo che ha peraltro diversi sinonimi come Alice, Meloncella, Francese o Limone, è coltivata da tempo immemorabile. Si adatta bene alle zone collinari e ai terreni poco fertili. Raccolta in ottobre si conserva a lungo da novembre a marzo. Il frutto è medio o medio piccolo, di forma allungata, cilindrico-conico, spesso asimmetrico. La buccia è gialla, leggermente ruvida, con poche lenticelle emerse; la polpa è bianca, acidula, aromatica e croccante, di buona consistenza, mai farinosa. E’ forse la varietà più rappresentativa della regione e tuttora la più coltivata tra le vecchie varietà.
La mela Rosa è alquanto diffusa in regione. Molti sono però i tipi di Rosa che si possono trovare. In ogni caso molto simile alla mela Rosa proveniente dalle Marche, da dove pare abbia preso origine. Il frutto è medio, rotondeggiante, regolare, schiacciato ai poli. La buccia è gialla con sfumatura rosa dalla parte del sole, con poche lenticelle evidenti. La polpa è bianca, croccante, dolce e profumata, leggermente acidula anche a maturazione. Si raccoglie in ottobre e si comincia a consumare a dicembre. E’ molto serbevole. E’ comunque ancora oggi da considerarsi una delle migliori mele, sia per il consumo fresco che da cottura.
Di questo gruppo delle mele Rosa fa parte anche la Mela Pianuccia o Piana. Il frutto è di media grandezza, di forma rotondeggiante, schiacciato, non simmetrico. La buccia è verde, tendente al giallo, rossa sfumata dalla parte del sole. Ha poche lenticelle; la polpa è bianca, leggermente acidula anche a maturazione, aromatica e croccante. Viene raccolta in ottobre e si conserva a lungo, fino alla primavera successiva. Anche la mela Zitella è diffusa e conosciuta in tutta la regione. E’ una varietà buona per la rusticità della pianta e per le caratteristiche organolettiche del frutto, è molto adatta alla coltivazione di montagna ed alta collina. Il frutto è di media grandezza, di forma rotondeggiante, leggermente schiacciato, simmetrico. La buccia è liscia, molto untuosa, gialla, con macchie rosso vivo; la polpa è bianca, leggermente acidula, dolce e croccante, di eccellente qualità. Si raccoglie alla fine di settembre/ottobre e si conserva a lungo. La mela Gelata è alquanto conosciuta e diffusa in regione. E’indigena dell’Abruzzo e è coltivata da antica data. Viene descritta nei vecchi trattati di frutticoltura come Mela Caravella. Il frutto è di media grandezza, di forma rotondeggiante, non simmetrico. La buccia è liscia e fine, di colore giallo citrino, con lievi punteggiature; la polpa è bianca, leggermente acidula, aromatica e fondente, succosa e zuccherina. Presenta la caratteristica vitrescenza all’interno e per questo era molto apprezzata. Il frutto viene raccolto in ottobre e si conserva egregiamente. Della mela Renetta con i suoi sinonimi regionali come Cipolla o Granetta, o Granettona, molto potremmo dire in quanto l’origine è assai lontana ma è conosciuta da antica data in tutta Italia. Il frutto è medio o medio grande, di forma globosa appiattita, con cinque larghe costole. La buccia è sottile, ruvida, gialla, con macchie rugginose e cosparsa di molte lenticelle color ruggine. La polpa è bianca giallognola, leggermente acidula, aromatica e zuccherina, di eccellente qualità.
Altre varietà di mele sono presenti molto più sporadicamente e in zone più ristrette. La mela Panaia che sembra di origine toscana e sembra essere arrivata in Abruzzo attraverso l’Umbria, lungo le vie dei pastori. Il frutto è di grande pezzatura, di forma rotondeggiante e molto schiacciato. La buccia è lucida, gialla verde, ma con sovracolore rosso brillante diffuso. La polpa è bianca, leggermente acidula, aromatica, di buona qualità.
La mela Ruzza si può assimilare alla varietà Ruzza delle Marche e alla Roggia dell’Umbria e Toscana. Varietà buona per la rusticità della pianta e per le caratteristiche organolettiche del frutto, è molto adatta alla coltivazione di montagna ed alta collina. Il frutto è di media grandezza, di forma rotondeggiante, leggermente schiacciato, non simmetrico. La buccia è di colore verde giallo, completamente ricoperta di ruggine; la polpa è bianca, leggermente acidula, aromatica e croccante, di eccellente qualità.
La mela Granettona o Renettona, per similitudine con il gruppo delle Renette. Il frutto è molto grande, di forma globosa appiattita, costoluto. La buccia è gialla, con striature rosse su tutto il frutto, con lenticelle poco evidenti; la polpa è bianca, leggermente farinosa, aromatica, di buona qualità.
La mela Cerina si può assimilare all’antica varietà Cera delle Marche, diffusa anche fino a Pescara. Il frutto è medio piccolo, di forma rotondeggiante, schiacciato ai poli, simmetrico. La buccia è verde gialla, molto cerosa, con sfumatura rosa e rossa dalla parte del sole. La polpa è bianco crema, aromatica e croccante.
Molto interessante anche se non molto diffusa è la mela Mora ritrovata nell’aquilano, conosciuta solo localmente. Il frutto è di media grandezza, di forma rotondeggiante, leggermente asimmetrico. La buccia è rosso scuro brillante, ricoperta di una leggera cerosità, liscia con poche lenticelle evidenti,; la polpa è bianca, leggermente acidula, molto aromatica e croccante, di eccellente qualità. Molte altre mele potrebbero essere riscoperte, caratterizzate e coltivate come la mela Tinella, Mula, Paradiso, Cocciona, Mangione, Appia, Testa d’asino, Zaruletta, mela a Sacco, mela Trent’onze.

Il Pero

Il pero è ormai rappresentato quasi solo da grandi esemplari sparsi e la specie è in netto calo come coltivazione e come consumo, nonostante in passato fosse di grande importanza sia da frutto che da legno. Le varietà presenti sono moltissime e alcune potrebbero essere ancora di grande interesse alimentare e commerciale. Tra le varietà più diffuse è la pera Spina, conosciuta nelle zone collinari della provincia, coltivata in piante singole. Il frutto è medio piccolo, di forma conica o piriforme molto corta, a peduncolo medio, inserito all’apice. La buccia è verde gialla, con molte piccole lenticelle rugginose; la polpa è bianca, piuttosto liquescente, poco granulosa, aromatica. Il frutto viene raccolto tradizionalmente in settembre e si conserva egregiamente per qualche tempo.
La pera spadona d’inverno o campana, è segnalata diffusamente in tutte le zone collinari della regione. Di probabile origine francese, si è diffusa fin dal 1700 in tutta Italia. Il frutto è grande e medio grande, piriforme allungato. La buccia è verde gialla, con una caratteristica linea rugginosa dal peduncolo al calice; la polpa è bianca, abbastanza croccante e zuccherina, di buona qualità. Il frutto viene raccolto tardivamente e si conserva assai bene in fruttaio. è ottima varietà da cottura.
Tra le varietà estive può essere ricordata perché ancora abbastanza diffusa e conosciuta la pera Moscarella o Moscatella segnalata in molte aree regionali. Il frutto è piccolo, piriforme. Il peduncolo è medio inserito all’apice in maniera simmetrica, la buccia è verde gialla, con sfumatura rossa dalla parte del sole ; la polpa è bianco crema, molto aromatica e liquescente, di eccellente qualità. Matura in agosto e deve essere immediatamente consumata.
E ancora potremo ricordare la pera Spadoncina e la Melaragn’, entrambe di fine estate, la pera della Mietitura, Putierre o ‘Butirra’, Cannella di giugno e Cannella d’Agosto Altre varietà sono presenti in pochi esemplari: S.Francesco (ecotipo spontaneo), Bottiglia, Ficarola, Celana, Brutta e Buona, Rospo, Paccona, S.Giovanni, Assogna, Ficara dolcissima estiva, Gialla, Melella, Agretta, Carbona, Cococciola, la pera Trentrè Once, quest’ultima ricordata anche da Michele Torcia. Molto particolari sono alcune varietà legate ad un utilizzo specifico, come la cottura o l’ammezzimento. La pera Ficora veniva raccolta e tenuta in tasca per poterne ammorbidire la buccia che si toglieva poi come la buccia del fico. Il frutto è piccolo, di forma ovoidale o conica molto corta, con il peduncolo corto e grosso. La buccia è spessa, verde brillante, lucida, liscia, senza rugginosità leggermente rosata dalla parte del sole. La polpa è bianca, poco succosa. Veniva raccolto in novembre, si lasciava maturare in fruttaio fino all’ammezzimento.
La pera Mazzuta era conservata sott’aceto, da consumare con le carni. Il frutto è di media grandezza, piriforme medio. La buccia è verde gialla, diffusamene ricoperta di ruggine; la polpa è bianca, abbastanza succosa e leggermente acidula. Viene raccolta tradizionalmente in ottobre per il consumo invernale
Anche la Pera Prosciutto era preziosa nelle aree di montagna come frutta invernale. Il consumo tradizionale era dopo l’ammezzimento o la cottura. Il frutto è piccolo, di forma ovoidale medio. La buccia è spessa, di colore verde brillante, solo leggermente colorata di rosso mattone dalla parte del sole; la polpa è bianca, molto tenace e croccante, alquanto granulosa. La pera Lattara Deve il suo nome al fatto che alla raccolta produce un lattice nel punto di distacco del peduncolo. Il frutto è molto piccolo, perfettamente rotondo, con peduncolo lungo. La buccia è di colore verde, liscia con lievi sfumature bronzee dalla parte del sole; la polpa è bianca, verdognola: solo da cottura.

Il Mandorlo

Il mandorlo era una specie di grande rilevanza sia dal punto di vista paesaggistico che economico per la regione. Presente in varie aree soprattutto dell’Aquilano, era quasi l’unica specie da frutto coltivata nella zona di Navelli e Capestrano, nella quale rappresentava spesso la più importante entrata economica per molte famiglie (con il raccolto delle mandorle venivano pagati i debiti di tutto l’anno e venivano preparate le doti per le figlie). La coltura è ora in totale decadenza ma sono ancora presenti migliaia di piante che costituiscono un grande patrimonio paesaggistico da salvaguardare. Molte delle piante presenti sono riprodotte da seme e quindi la variabilità è notevole. Estremamente interessante è il fatto che esemplari anche ragguardevoli si ritrovano oltre i 1000 metri di altitudine, in aree non vocate alla coltivazione di questa specie. Il mandorlo, tuttavia, ha una notevole adattabilità a condizioni di terreno e di clima difficile. Tra le varietà locali più interessanti potremmo nominare il Mandorlone a frutto molto grande, di forma ovoidale, schiacciato, con guscio di colore marrone non scuro, di durezza media, con sapore non troppo spiccato. Veniva tradizionalmente raccolto in maggio per il consumo fresco, ad esempio a piccole fette sottili in insalata, dato il suo sapore asprigno. Interessante anche la Morosina o tosa, varietà senza peluria del mallo. Molte altre come Mandorla pesca, Romparola o acciaccarola, Piccola rotonda, Mandorla di Capestrano, Tenerella, Pugliese, Piatta cornuta. Inoltre ancora diffusa è la presenza delle mandorle amare da utilizzare nella preparazione dei dolci.

Altri fruttiferi

Altre specie presenti sarebbero degne di nota e di studi approfonditi.

Il fico, molto importante in passato, è ora a rischio non solo per le vecchie varietà ma proprio come specie in quanto attualmente sottoutilizzato. In ogni caso esistono diverse varietà di fichi molto interessanti, eccone alcune. il fico a Callare e il fico ottani bianchi sono presenti in diverse aree della regione. Notevole il patrimonio di fichi nella zona di Tocco Casauria e della Maiella orientale, dove sono state rinvenute una decina di varietà di fichi. Il pesco è coltivato ma il ricambio varietale è vorticoso e pochissime sono le vecchie varietà locali ancora coltivate come Testa Rosce a polpa rossa o Pagnotta a polpa gialla, oppure la pesca Giallona a maturazione autunnale e poi la pesca pomo di Renzo. Tra le ciliegie citiamo le durone di Raiano e Giuliano Teatino. Per la loro importanza storica e paesaggistica, sono da citare gli agrumi della costa dei trabocchi (arance a polpa gialla, mandarini e limoni). Molto importante da un punto di vista produttivo è la coltivazione dell’uva da mensa di Tollo e Ortona, soprattutto la varietà autoctona “Pergolone”.