Collegiata di Santa Maria in Platea, Campli (Te)
La maestosa chiesa di Santa Maria in Platea, eretta a collegiata nel 1395, sorge dinanzi al bel Palazzo Farnese, nel cuore di Campli.
Ampliata tra il 1470 e il 1561, fu profondamente rinnovata nel Settecento, dopo il terremoto del 1706, secondo lo spirito del tempo.
Sull’elegante facciata, eseguita tra il 1790 e il 1793 su progetto di Giovanni Fontana da Penne, si apre il portale, sormontato da una nicchia con una Madonna col bambino, ritto in piedi sulle ginocchia, databile al primo quarto del Quattrocento.
L’interno a tre navate è maestoso; la navata centrale è coperta dallo splendido soffitto ligneo dipinto con le Storie della vita di San Pancrazio eseguito dall’artista chietino Teodoro Donato nei primi decenni del ‘700, in relazione ai lavori di restauro che la chiesa subì tra il 1713 e il 1730.
Nella prima tela in ordine cronologico è raffigurato Il Battesimo di San Pancrazio e San Dionigi, di ascendenza ancora tardo cinquecentesca, mentre la seconda tela rappresenta Diocleziano che ordina la decapitazione di San Pancrazio.
Di più raffinata fattura appare il dipinto centrale raffigurante la Gloria di San Pancrazio accolto in cielo dalla Trinità, che mostra richiami barocchi insieme ad un equilibrio compositivo di stampo settecentesco.
Le parti più antiche del monumento potrebbero essere l’arco trionfale ogivale e il presbiterio sopraelevato sulla cripta, costituita da cinque navatelle e relative quindici campate.
La cripta conserva un ciclo di affreschi trecenteschi. Nella chiesa appare di particolare pregio la cappella del SS. Sacramento con il notevole altare realizzato nel 1532 da Sebastiano da Como, composto da un’edicola coronata da un timpano, sostenuta da colonne scolpite con figure in altorilievo e da scanalature che nascono da cespi di acanto. Al centro dell’altare campeggia la Madonna con il Bambino, statua in legno dorato e policromato, detta anche Madonna dei Lumi, che, come reca la data incisa su un lato della base, fu eseguita nel 1495, molto probabilmente da Silvestro dell’Aquila, il più importante scultore aquilano del Rinascimento.
Di estremo interesse è la tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e Santi (1577) del ravennate Giovan Battista Ragazzino, che firma e data il dipinto.
(fonte: “Guida alle Chiese d’Abruzzo”, ed.CARSA)