LA LEGGENDA DEL MAZZEMARILL, IL FOLLETTO CON L’ANELLO MAGICO

È nu guaglionciello piccirille che è vestute comm’a ‘u frate. Se dice che vive dint’e case e ajute a chi vò aiutà, ma fa ‘e dispiette a chi le stà antipatico.’E vote fa truvà rigale ma po’ pure dà ‘e nummere p’ ‘o banco lotto. Si però se dice in gire ‘e ‘sta fortuna, è facile ca ‘o munaciello se ‘ncazze e fa cchiù dispiette. Il Signore degli Anelli è un racconto fantasy piuttosto noto, la capacità dell’autore John Ronald Reuel Tolkien di raccogliere ed incastrare i diversi elementi che vanno dal mito alla leggenda ne hanno fatto un indiscusso capolavoro letterario destinato a lasciare un segno indelebile nella storia del fantasy. Molte storie però non sono che “rivisitazioni” dei racconti popolari, esattamente come le fiabe che raccontiamo oggi ai bambini, e che hanno subito nel corso dei tempi dei veri e propri tagli censori, tanto erano all’origine storie cruente e drammatiche. Gnomi, elfi e strane creature popolano il mondo del “Il Signore degli Anelli” Da dove nascano le leggende nessuno lo sa, molte sono sopravvissute grazie alla tradizione orale e riportata poi negli scritti grazie ad amatori e appassionati di tradizioni. Altre sono andate completamente perdute e ciò che resta è un flebile ricordo nella memoria inconscia collettiva e che si manifesta con dei flash simili ai deja-vu… tutto appare così famigliare, una storia magari non ti è del tutto nuova, eppure non riesci a ricordare quando e dove l’hai già sentita. Oppure quei lontani ricordi, sepolti dalle pieghe del tempo  che si traducono in “si diceva, dicevano gli antichi, si racconta ecc.”. Qualunque sia il percorso delle leggende, nulla va del tutto perduto, perché sempre ci sarà chi andrà a “spolverare” e che vorrà conoscere storie che fanno parte del nostro passato… storie che fanno parte della memoria dell’Uomo. Quella che voglio raccontarvi stavolta è una leggenda che fa parte del “patrimonio popolare”  e che ha come protagonista “un folletto” ed un “anello”. Una strana figura nel bosco… Il suo nome è Mazzemarill ma è noto in diverse località dell’Italia centro-sud con altre varianti Munaciello (Campania), Mazzemarill (Molise-Abruzzo), Scazzamurrill (Foggia), Monachicchio o Marranghino (Lucania).  A questo strano ometto vengono attribuite diverse storie e straordinarie capacità. Il suo anello infatti, possiede misteriosi poteri col quale può fulminare ed uccidere chiunque lo tradisca. Se, però, viene trattato bene diventa un benefattore disponibile ad aiutare chi abiterà con lui. Si dice che il Mazzemarill agisca di notte, aspetta in silenzio finché il malcapitato non entra in fase di veglia. Ed è in quel preciso momento che il folletto si accanisce contro  la preda tappandogli la bocca e paralizzandola nel letto. La vittima, incapace di muoversi e persino di vedere cosa accade, percepirà solo un’oscura presenza intorno a sé. Il tutto dura pochi istanti, istanti che sembrano eterni. Quando la persona sarà in grado di muoversi e aprirà gli occhi… non vedrà nulla, nessuna oscura presenza accanto a sé, ma un movimento, un’aria simile ad un colpo di vento, annuncerà che il Mazzemarill è appena uscito dalla stanza. Una strana presenza… Secondo alcuni, il folletto può diventare anche estremamente generoso e fare la fortuna della casa ospitante. L’improvvisa fortuna che sembra cogliere alcuni, con periodi più o meno lunghi di prosperità, vengono infatti attribuiti al Mazzemarill il quale sarebbe a conoscenza di luoghi in cui sono sepolti antichi tesori. Si dice anche che colui che sarà in grado di impossessarsi del berretto rosso del piccolo folletto, potrà beneficiare di fortuna e positività. Ovviamente afferrare il berretto non è un’impresa facile, perché ciò accada occorre che il Mazzamauriello si addormenti e gli cada il berretto dalla testa, perché nel sonno diventava visibile e non in grado di sfuggire all’uomo. Senza il loro berretto, i folletti non possono vivere; perdono tutta la loro allegria, piangono e si disperano, sgambettano fino a che non lo hanno ritrovato. Pur di avere il cappuccio, il Mazzamauriello è disposto a svelare il nascondiglio di un tesoro. Tesoro nascosto nel sottosuolo , nelle grotte e nei boschi. La credenza vuole che non si deve accontentare subito il folletto, ma solo quando lo spiritello bizzarro non vi ha portato nel luogo dove è nascosto il tesoro, perché finché è senza copricapo il Mazzamauriello resta buono, ma una volta che ha ripreso il suo cappuccio fugge e ricomunica a fare i suoi dispetti gioiosi. Sono giunte diverse storie ai giorni nostri che riguardano il Mazzemarill ed alcuni danno persino delle feste in loro onore, come ad esempio  a Città Sant’Angelo dove in occasione delle tradizioni in festa “Dall’Etna al Gran Sasso”, viene dedicata una serata a ‘Li mazzemarill’. Vengono rappresentati come folletti, esserini dispettosi che popolavano i vicoli del borgo la sera importunando le belle donne e punzecchiando i ragazzi, solitamente armati di piccole clave per beffarsi degli sventurati paesani. Sono riconoscibili per il tipico cappello rosso a punta e l’indole burlona. La storia che ci giunge dai “fratelli molisani” ci mostra invece un Mazzamuriell molto dispettoso e non proprio generoso. Questa è la storia di “Mazzamauriello e zì Monaca” Nora era figlia unica di un carpentiere e d’una filatrice di lana. Fin da piccola aveva dimostrato una pia vocazione, trascorrendo le giornate in orazioni e in opere buone. Ancora giovane perse entrambi i genitori e, rimasta sola, decise di farsi monaca seguendo gli impulsi del suo cuore. Da quando era diventata suora i suoi paesani avevano cominciato a chiamarla “Zì Monaca, e ormai tutti la conoscevano con quel nome. Un dì, mentre era in casa intenta ai lavori domestici, sentì un rumore e si voltò. Rimase allibita nel vedere in mezzo alla stanza uno strano essere, alto non più di due palmi, che aveva un viso lentigginoso e beffeggiatore, con un paio di occhietti brillanti e traditori, con un naso sottile rivolto all’insù, con una bocca molto ampia e un mento assai sporgente. In testa portava un berrettino scarlatto con una nappa turchina pendente a destra, ed indossava un giubbettino verdognolo sopra un paio di calzoni che finivano per introdursi in un paio di stivaletti lunghi fino alle ginocchia. Alla vita portava un cinturino bianco dal quale pendevano dei sonagli che ad ogni minimo movimento mandavano un suono stridulo ed assordante. Era Mazzamauriello! Un folletto modesto e dispettoso che poteva anche diventare pericoloso e letale per chiunque lo tradisse svelando la sua presenza. Nora era diventata pallida come un cencio lavato e non riusciva a dire una parola, allora lo gnomo interruppe quel silenzio e disse : “Ciao Zì Monaca!” “Santa Vergine benedetta! E tu chi sei? Che fai qui? Vattene! Vai via da casa mia!” esclamò Nora. “Sono Mazzamauriello ed abito in questa casa. Non devi temere nulla da me, basta che tu non dica mai a nessuno che sono qui. Anzi se avrai bisogno di me, chiama ed otterrai aiuto.” Nora aveva spesso sentito parlare di Mazzamauriello. La gente diceva che andava in giro a molestare ed ad atterrire le persone, finchè non trovava una casa ed una famiglia dove stare. Ma non si poteva svelare la sua presenza a nessuno, altrimenti quel folletto avrebbe fatto qualche pazzia. Egli, infatti, possedeva un anello magico col quale poteva fulminare ed uccidere chiunque lo tradisse. Se, però, veniva trattato bene diveniva un benefattore ed era disposto ad aiutare chi abitava con lui. Mazzamauriello appariva e scompariva più volte al giorno, svelto come un baleno. Riusciva ad infilarsi e a passare in ogni più piccola fessura, e spesso prendeva la forma di una folata di vento e si divertiva a far sbattere le imposte e a far tintinnare i vetri, oppure a far cadere sedie, tavoli ed altro a terra, dando così i brividi a Zì Monaca. A volte si metteva in mezzo ad una camera e lì saltellava, faceva giochi e scherzava ridendo e sghignazzando. Poi si sedeva sul pavimento, poneva i piedi in croce sulla nuca e in quella posizione camminava stando sui palmi delle mani. Altre volte poggiava le mani a terra e slanciava le gambe in aria, agitandole di qua e di là e girando su se stesso. Il folletto non si trastullava sempre solo, spesso tirava in ballo anche la monaca. L’afferrava per un lembo della veste, per il cordone, per il soggolo, facendole fare mille giravolte; e se Nora reagiva sgridandolo, se la rideva e fuggiva via. Alla fine, però, voleva farsi sempre perdonare, metteva il berretto sulle sue ginocchia, strofinava le mani e da esse, come per incanto, cadevano monete nel cappello. Correva a portare il denaro a Nora, ma quella, ligia al vestito che indossava e mai avida di cose terrene, prendeva solo il necessario per poter vivere. La monaca,il più delle volte, era davvero infastidita dai giochetti del folletto che distraevano le sue preghiere, ma sopportava con pazienza temendo scherzi peggiori. Così trascorsero molti anni, finchè quel nano che girava per casa non ne fece una delle sue, uno scherzo tanto pazzo che per poco Nora non ne morì. La donna stava leggendo un libro di preghiere accanto al letto, quando venne distratta da rumori provenienti dalle tavole del soffitto. Alzò gli occhi e vide il nano far capolino da una fessura del legno. “Zì Monaca mi getto?” disse “ Possibile che tu debba farne ogni giorno di più grosse? Vatti a gettare alla malora!” Replicò Nora. “ Eccoti le braccia e le gambe!” Disse il nano, lanciando sul pavimento i suoi arti. E subito dopo: “Eccoti il capo!” e cadde anche quello. Alla fine venne giù anche il resto del corpo. La monaca fu presa dallo spavento a vedere quei pezzi di corpo così sparsi, ma in un attimo le membra si riunirono e il folletto tornò come prima ridendo e gridando per lo scherzo compiuto. Nora decise che non poteva più reggere ai batticuore che le venivano procurati in continuazione. Così il giorno seguente, si recò da suo cugino Menico per chiedergli consiglio e aiuto, poiché non se la sentiva di vivere ancora con Mazzamauriello per casa. Raccontò tutto, ed il cugino le consigliò di cambiare abitazione. Al ritorno, trovò tutta la sua roba imballata e pronta per essere portata via. Lo gnomo, appena la vide, disse: “Casa nuova, casa nuova!” e saltava e batteva le mani con fare iroso e cattivo. In quel momento, Nora rammentò qual’era la punizione per chi osasse svelare la presenza di Mazzamauriello. Ebbe paura e cercò di scappare, ma venne fulminata dall’anello magico del folletto e cadde a terra morta. Da quel giorno, nessuno più volle abitare quella casa per paura degli spiriti, e chiunque passi di là si fa il segno della croce dicendo: “Croce janca e croce nera, Ru dejaure ze la carreja” ( Croce bianca e croce nera, il diavolo se la porta). Leggende? Superstizioni? Gli spiritelli dispettosi sono solo invenzioni della fantasia popolare? Chi può dirlo, certo è che nella nostra mente “non può esistere nulla che non abbia un nome”… e ciò che ha un nome, possiede anche un’immagine, una forma ben precisa. A questo punto val la pena sottolineare: tutto ciò che “visualizziamo” con la nostra immaginazione, lo abbiamo già visto, altrimenti non sarebbe concepibile per la nostra mente visualizzare un’immagine sconosciuta. Siete davvero certi di non aver mai sentito la presenza del Mazzemarill?