Collegiata di Santa Maria Maggiore - Duomo di Guardiagrele
Gabriele d’Annunzio ha definito Guardiagrele “città della pietra” nel romanzo “Il trionfo della morte” che ha per protagonista Giorgio Aurispa, ispirato a Giacinto Auriti (ha mantenuto certamente di proposito le iniziali (Gi.Au.), personaggio emblematico della storia locale. E tale denominazione gli è venuta spontanea osservando la grandiosa costruzione della chiesa (o Collegiata) di Santa Maria Maggiore, che si leva con il biancore luminoso della sua facciata, in cui è incorporato il campanile, con il suo artistico portale ad archi, nel cuore del centro storico della città alle falde della Maiella, su un terrazzo a 576 m s.l.m., che fa pensare alla tolda di una nave. Una città dalla storia millenaria che conserva ancora molte vestigia del passato di epoca medievale e rinascimentale e di ogni secolo successivo, che ne hanno caratterizzato lo sviluppo urbanistico, architettonico, sociale, culturale ed economico.
La chiesa di Santa Maria Maggiore, originariamente chiamata (nel 430 d.C. dal console Marco Basso che ne ordinò la fondazione) “Tempio di Maria”, è costituita da due diversi edifici di culto (il secondo era dedicato a Gesù Bambino) che furono eretti quando nei terremoti dal 1706-1713 la chiesa del Bambino subì dei danni per la caduta parziale del campanile costruito tra gli anni 1110 e 1202, nell’arco, cioè di 92 anni, in puro stile gotico lombardo come tutto il complesso, successivamente purtroppo alterato con aggiunte non appropriate, come l’elevazione dei muri laterali, lo scalone interno corrispondente all’artistico portale e il porticato laterale, che ha coperto la facciata meridionale ricoperta di stemmi delle principali famiglie della città (qui posti nel 1884) e di un grande affresco con un colossale San Cristoforo che traghetta su un fiume il Bambino Gesù, opera del grande pittore Andrea De Litio che lo realizzò nel 1470. All’interno, in stile barocco, al piano superiore, sono conservati un pergamo in legno con tre quadri che rappresentano la Samaritana, la Disputa coi Dottori e la Tentazione di San’Antonio. Nella sacrestia si conservavano 8 volumi (l’ultimo parziale) del Salterio, rara opera miniata del 1400, in pergamena e scritti in perfetto carattere corale, con fregi, miniature ed oro, che conteneva l’intera musica rituale o “canto fermo romano”. I volumi del Salterio sono stati purtroppo rubati, su commissione, nel 1979 assieme alla croce astile a cesello e smalto di Nicola di Andrea da Guardiagrele. Del Salterio sono stati ritrovati alcuni fogli e della croce alcune parti.
Nella parte inferiore della Chiesa è stato allestito un Museo civico che conserva interessanti testimonianze del passato storico-artistico di Guardiagrele, che merita una visita attenta, così come attenzione richiede tutto il complesso di culto che si apre sulla piazza in cui confluisce la principale strada cittadina di Via Roma che sale fino al “Piano” ovvero Piazza Garibaldi, luogo di ritrovo quotidiano per i guardiesi.
a cura di Mario D’alessandro