Basilica di Santa Maria di Collemaggio
Ebbe un sogno (o una visione?) della Vergine Maria l’eremita Pietro di Angelerio detto Pietro del Morrone (Isernia o Sant’Angelo Limosano, 1209 – Fumone (Frosinone), 16 maggio 1296), quando nel 1275 di ritorno da Lione (vi era andato nel 1274 per incontrare il Papa per ottenere il riconoscimento della Congregazione dei Fratelli dello Spirito Santo, da lui istituita sulla Maiella), dopo una sosta a Milano, dove aveva aperto un Ospedale, raggiunse nottetempo Aquila. La città era allora così denominata, appena progettata da Federico II (1198-1250) e con la costruzione avviata nel 1252 da Corrado IV (1228-1254)) e si addormentò sotto una quercia alle porte della città in località Collemaggio, sul sagrato della chiesa di Santa Maria dell’Assunzione, di cui rimane l’antico loggione, in stile cistercense. La Madonna lo invitò a costruire una nuova chiesa, in suo onore, per ospitarvi la Casa di Nazaret (poi portata dagli Angeli a Loreto Marche il 10 dicembre 1294, tre giorni prima che Celestino V annunciasse le sue dimissioni dal soglio di San Pietro) ed il frate, che poi sarebbe stato Papa Celestino V (eletto il 5 luglio 1294, a Perugia, incoronato il 29 agosto successivo nella basilica la cui prima pietra era stata posta nel 1287), aveva subito raccolto l’invito trovando i soldi per acquistare il terreno e per avviare la costruzione con una solenne cerimonia inaugurale, tenuta il 25 agosto 1285 con l’intervento di 8 vescovi delle diocesi d’Abruzzo e Molise.
Viene definita il “più significativo edificio religioso d’Abruzzo, sintesi massima tra modi costruttivi tradizionali detti romanici e richiami al gotico fiorito, a tre navate.
Di particolare interesse architettonico ed estetico la facciata, avviata tra la prima metà del 1300 e la metà del 1400, che si caratterizza per il rivestimento bicromo (di due colori) realizzato con lastre calcaree bianche e rosa. Una cornice separa la parte inferiore, dove si aprono tre portali e due rosoni che danno luce alle navate laterali, dalla parte superiore in cui campeggia un grande rosone in stile gotico di particolare bellezza.
La chiesa, lunga 96 metri, distrutta del terremoto del 6 aprile 2009 ed occupata dai cantieri di ricostruzione, ha un interno a tre navate, con transetto non sporgente e cupola all’incrocio, con tre absidi, di cui quella centrale caratterizzata da un particolare prolungamento. Presenta grandiose arcate gotiche, un pavimento a losanghe bianche e rosa, ricco di simbolici significati, e pregevoli opere d’arte come il mausoleo che conserva le spoglie di San Celestino V papa, (qui giunte da Ferentino) a destra dell’altare maggiore, e l’opera scultorea di Girolamo da Vicenza (Girolamo di Stefano d’Alemagna, documentato a Vicenza tra il 1480 e 1500).
Un luogo di culto che nei secoli ha vissuto vicende storiche di grande ricaduta sul territorio, che alcuni storici hanno collegato all’Ordine dei Templari e a risvolti esoterici, frutto anche di fantasiose ricostruzioni non sempre confermate da documenti storici.
E’ ancora in fase di restauro dopo la devastazione del terremoto del 6 aprile 2009.
A cura di Mario D’Alessandro